Ricordando Giovanni Sias

Difficilmente potremmo incontrare in questi tempi di «non pensiero», una personalità di talento speculativo e di interrogazione etica e filosofica come quella di Giovanni Sias: psicanalista e formatore di psicanalisti, studioso e teorico della psicanalisi

Nato a Biella nel 1952 e morto a Milano il 1° agosto 2020, Sias ha vissuto e lavorato fra quest’ultima città, Firenze e Parigi. Fra i pochi a pensare gli statuti della propria disciplina, è stato attento a un teorizzare aperto e pluridirezionale della cultura; attento alla sua dinamica in continua evoluzione. Lo ha fatto in un dialogo con i grandi classici dell’antichità e della contemporaneità, e in ascolto di maestri e amici quali Giuseppe Pontiggia, Mario Lavagetto, Moustapha Safouan e con quanto di meglio è stato teorizzato dal pensiero psicoanalitico, e non solo, in ambiti molto allargati e differenziati: sistema delle arti e delle scienze, filosofia, linguistica, ecc.

Lo ha fatto in un’epoca che lui stesso avrebbe definito, secondo le parole dell’amato José Ortega y Gasset, di falsificazione della vita, di intellettuali che leggono talora molto, ma che pensano poco. I loro libri risultano così ineffettuali: platonicamente «riponendo la loro fiducia in ciò che è scritto, crederanno di comprendere le idee, ma così facendo le prendono dal di fuori per mezzo di segnali esterni e non dal di dentro, per conto proprio… Imbottiti di presunte conoscenze che non hanno realmente acquisito, si riterranno capaci di giudicare tutto, quando a rigore non sanno nulla e, inoltre, saranno insopportabili, perché invece di essere saggi come essi suppongono, saranno soltanto un cumulo di frasi» (così José Ortega y Gasset, La missione del bibliotecario, Milano, SugarCo, 1984, p. 57).

Sias è stato fedele alla grande tradizione sapienziale dell’Occidente, all’approfondimento delle culture greca ed ebraica, in dialogo con altre tradizioni, e soprattutto alla psicoanalisi come percorso di saggezza in una costante interrogazione. Ha dedicato la sua vita a un percorso fatto di pratica analitica, formazione, riflessione, scritti e conferenze, convegni nazionali e internazionali. Importante quello di Parigi del 2008 organizzato dall’UNESCO, sul tema Incoscient droit, savoir. Journée mondiale de la Philosophie, o quello franco-turco tenuto a Istanbul nel 2009 della prima e quasi nascente associazione psicanalitica turca affiliata all’I.P.A.  Non meno importanti altre sue relazioni, come ad es. quella tenuta al II Convegno Internazionale di Studi sull’Umorismo del 2009 su Il motto di spirito nei suoi rapporti con la verità (ora in AA.VV., L’Umorismo in prospettiva interculturale. Immagini, aspetti e linguaggi/Crosscultural Humour: Images, Aspects, and Languages. Atti del II Convegno Internazionale di Studi sull’Umorismo Lucca-Collodi 2009, a cura di Omar Coloru e Giuseppe Minunno, Con CD allegato, Parma, Atelier65, 2014).

Il suo lavoro ha cercato sia di porre argine alla mercificazione e agli opportunismi di una “medicalizzazione” della psicoanalisi, e alla sua pretesa di cura, sia di contrastare le ossificazioni della pratica e del metodo, i settarismi di scuole e dottrine nella loro incomprensione di fenomeni quali la follia e il disagio psichico, la complessità dello psichico, del linguaggio, della lettera e della letteralizzazione e dei disastri di pseudoscienze, tecniche e apparati di ragione strumentale. Di fronte alla distruzione dell’alta cultura nel nostro paese e all’accettazione nichilistica dell’esistente in quanto esistente o supposto tale, Sias ha richiamato all’importanza fondamentale di un’etica, non solo della scrittura, e alla responsabilità del pensare: dovere a cui troppo spesso mancano gli intellettuali.

In un contesto di quasi generale disarmo e scarsa attenzione, chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo ne ricorda le parole piene di pathos, vive di una luce di cultura libera e intelligenza ispirata da una verità profondamente cercata e abitata. Le stesse che si ritrovano nei suoi libri. Suoi testi notevoli hanno circolato in paesi francofoni, di lingua inglese, spagnola, portoghese e perfino in turco. In italiano e francese ricordiamo Inventario di Psicoanalisi (Torino, Bollati Boringhieri, 1997); Cinq propos sur la Psychanalyse (Toulouse, Erès, 2001); Fuga a cinque voci. L’anima della Psicoanalisi e la formazione degli psicoanalisti (Torino, Antigone, 2008); Logos. Il ritorno della sapienza antica nell’esperienza della psicoanalisi («Kamen’» n. 34, gennaio 2009); Appunti per una nuova epistemologia. Psicanalisi, scienza, verità (Lucca, ZonaFranca, 2012); Aux source de l’âme. Le retour de l’ancienne sagesse dans la psychanalyse (Paris, Éditions des crépuscules, 2013); Davar. Il ritorno della sapienza antica nell’esperienza della psicanalisi («Enthymema», Università degli studi di Milano, 2013); La follia ritrovata. Senso e realtà dell’esperienza psicoanalitica (Roma, Alpes Italia, 2016); La psicoanalisi oltre ogni Weltanschauung. La letteratura come frontiera della scienza (Polimnia Digital Editions, 2019). L’ultima sua fatica è stata la cura di Giuseppe Pontiggia, Dialoghi sul romanzo, la psicanalisi, la scrittura e altro (Polimnia Digital Editions, 2020). Il volume riunisce i testi di due belle interviste, finora inedite, che Sias aveva fatto a Pontiggia nel 1989 e nel 1992, restituendoci, per intero, il sapore di un dialogo intellettuale ricco di suggerimenti critici e il senso di una amicizia, che fu forte e vera.

Giovanni Sias

La Biografia

Giovanni Sias (Biella, 1952-Milano 2020) ha vissuto e lavorato a Milano, Firenze e Parigi. Psicanalista e formatore di psicanalisti, è stato studioso e teorico della psicanalisi, e ha fatto parte dell’Area Mediterranea di Psicoanalisi, un collettivo di lavoro che riunisce psicanalisti italiani, francesi e spagnoli.

La sua ricerca teorica ha riguardato i fondamenti della pratica della psicoanalisi e l’approfondimento dei principi primi della conoscenza psicoanalitica: Edipo, Mosè e il pensiero sapienziale (Presocratici e Profeti), le forme di elaborazione e trasmissione della psicanalisi (il teatro, la letteratura, l’arte) e dei suoi rapporti con il pensiero scientifico moderno.

A Milano ha collaborato anche con la Società Umanitaria–Fondazione Humaniter, presso cui ha tenuto seminari sulla Cultura della Psicoanalisi.

Nel 2012, è stato direttore scientifico del convegno internazionale Letteratura e psicanalisi (cfr. AA.VV., Letteratura e Psicanalisi, a cura di Daniela Marcheschi, Presentazione di Angelo Genovesi, Venezia, Marsilio, 2017), su nomina della Fondazione Dino Terra di Lucca, per la quale ha svolto anche un ciclo di lezioni sui fondamenti della psicanalisi.

Fra le sue maggiori pubblicazioni segnaliamo Inventario di psicoanalisi, Torino, Bollati-Boringhieri, 1997; Fuga a cinque voci. L’anima della psicoanalisi e la formazione degli psicoanalisti, Torino, Antigone, 2008; LOGOS. Il ritorno della sapienza antica nell’esperienza della psicoanalisi, «Kamen’», 34, gennaio 2009; Appunti per una nuova epistemologia. La psicoanalisi, la scienza, la verità, Lucca, ZonaFranca, 2011; La follia ritrovata. Senso e realtà dell’esperienza psicoanalitica, Roma, Alpes Italia, 2016; La psicoanalisi oltre ogni Weltanschauung. La letteratura come frontiera della scienza (Polimnia Digital Editions, 2019); Giuseppe Pontiggia, Dialoghi sul romanzo, la psicanalisi, la scrittura e altro, a cura di Giovanni Sias (Polimnia Digital Editions, 2020).

I suoi saggi più importanti sono stati tradotti anche in francese, inglese, spagnolo, portoghese, greco e turco.

Doriano Fasoli ha dedicato un importante volume all’opera di Sias: Dal libro al divano. Autobiografia di una psicoanalisi. Saggio-conversazione con Giovanni Sias, Roma, Alpes Italia, 2018.

Articolo comparso su Corso Italia 7

Giuseppe Novello e Il Guerin Meschino

Giuseppe Novello (Codogno 1897 – 1988) è stato uno dei più grandi disegnatori umoristici italiani del Novecento, le cui vignette hanno varcato i confini nazionali, per confluire in libri, albi e riviste, tedesche, spagnole e francesi.

Nel 1929 grazie al successo di La guerra è bella ma è scomoda, 46 tavole – come la 46° compagnia del battaglione Tirano di appartenenza di Novello durante la Ia Guerra Mondiale, dove fu ufficiale degli Alpini e con il testo di Paolo Monelli (Fiorano Modenese, 1891 – Roma,1984) col quale per lungo tempo ha condiviso numerose imprese editoriali -, approda al «Guerin Meschino» fra i maggiori giornali umoristici del tempo, in un periodo nel quale dopo le leggi emanate dal Fascismo dal 1922 al 1925, per limitare la libertà di stampa, era difficile fare satira di impegno politico e la maggior parte dei giornali umoristici si dedicava a quella di costume.

Nella Guerra è bella ma è scomoda il disegno di Novello è sintetico, calligrafico e brulicante, ricco delle figurine caricaturali degli alpini, di intensa stilizzazione, simili alle figurine di Attilio Mussino comparse sul «Corriere dei Piccoli» negli anni della Grande Guerra. A metà del 1929 Novello inizia la breve collaborazione (un semestre circa) al «Guerin Meschino» la storica rivista umoristica milanese fondata nel 1882, che ha avuto fra i suoi disegnatori Luigi Conconi, Amero Cagnoni, Aldo Mazza, Giuseppe Russo (Girus),  Giovanni Manca, Vellani Marchi, e molti altri maestri ed amici di Novello.

Il ritorno del Parini

La prima tavola di Novello sul «Guerin Meschino» compare nel numero del 9 giugno 1929, ed ha per titolo Il ritorno del Parini. La tavola satireggia le esuberanze atletiche contemporanee del giovin signore: aeroplano, moto, sci, calcio. Un disegno molto ricco di movimento, a più quadri, con il giovin signore e la caricatura del Parini e la didascalia: «Mi rallegro giovane signore della mollezza ben guarì… Piuttosto mi spiacerebbe che, per troppo ardore, ora cadesse nell’eccesso opposto».

Dopo l’abolizione dei concorsi di bellezza

Il 16 giugno Dopo l’abolizione dei concorsi di bellezza, un disegno bipartito prima fanciulle discinte, poi con lunghe gonne, didascalia: «Le Ex-Reginette- Basta le gonne un po’ più in giù per concorrere ai premi di virtù».

Sul campo di battaglia derattizzato

Il 30 giugno, Sul campo di battaglia derattizzato, interno novelliano con personaggi che si turano il naso e cercano ogni dove (nel pianoforte, sotto e sopra l’armadio…) un topo morto. Didascalia: «Il disperso».

Le nuove vetture tranviarie

Il 7 luglio Le nuove vetture tranviarie, scienza bipartita, in alto una signora obesa con la testa impigliata nella porta di entrata e in basso il pigia pigia dei passeggeri in uscita sparati verso il cielo. Battuta: «Caricamento e sparo: ecco i momenti del nuovo tram da 420». Così per una trentina di tavole per un semestre, a commentare gli avvenimenti del tempo. La didascalia o la battuta è spesso in strofette a rime baciate o alternate al modo del «Corriere dei Piccoli» e in particolare del Signor Bonaventura di Sergio Tofano-Sto (1886 – 1973); personaggio nato dalla mente di Sto nel 1917.

I musei a sbafo

Altro esempio oltre a quelli già citati sopra: «I pesci, il pan moltiplicato hai / Ma il pubblico così, Maestro, Mai!» (Musei a sbafo, 4 – 8 – 1929). Il disegno riproduce un esilarante e caotico pubblico davanti all’Ultima cena di Leonardo. Questo uso delle rime andrà a perdersi nelle battute e didascalie degli anni successivi. Il buon Todde del suo volume ci avverte: «A Novello però, il compito di commentare settimanalmente gli avvenimenti della cronaca o della politica, milanesi o nazionali, non è né congeniale né gradito: Novello punta sul costume (vedi le due tavole per L’Almanacco sonoro e cantato del Guerin Meschino, supplemento al n. 50 del 15 dicembre). La conclusione è che Novello dopo sei mesi, viene “congedato”: “Sono stato licenziato per scarso rendimento” dice, abbassando gli occhi con l’aria di uno scolaro bocciato agli esami. Ma aggiunge subito: “In seguito (dopo l’uscita – fortunata – del Signore di buona famiglia) hanno insistito perché tornassi. Ho detto di no”». Collabora brevemente al «Giovedì» e poi dal 1932 al «Fuorisacco», supplemento della «Gazzetta del Popolo», fino al 1939.