Percorsi di un lettore. Dal libro Acheminement di Gérard Albisson

Il primo pensiero alla lettura di questo piccolo e prezioso libro è stato che sarebbe davvero bello venir recensiti da un lettore così raffinato come Gérard Albisson. Duemila battute in cui è scritto tutto l’importante di un libro. Il lettore di una tale recensione si trova come se avesse davvero vicino il libro recensito, potendo coglierne l’essenziale, esserne introdotto da una lettura acuta, intelligente, in grado di aprire il suo proprio desiderio di lettore trasportato dall’entusiasmo del recensore.  O comunque, un ipotetico lettore, sarà agevolato dalla scelta di un libro che “a caso” un tale recensore ha “deciso” che recensirà afferrato da un titolo, l’immagine di copertina, o da una qualche frase letta in veloce distrazione ma comunque capace di colpire l’attenzione. E allora il libro viene letto, pensato, si cerca la sua cifra ed ecco che la recensione salta fuori, in una pagina, perché non gliene occorre di più, asciutta, precisa, diretta al cuore della questione che il libro presenta e allo spirito dello scrittore in grado di comunicarsi a un lettore che potrà così avvicinare a sua volta quel libro.

Tutto così diverso dalle fasulle recensioni fatte a comando nei quotidiani di oggi e di tutto il mondo. La «Revue des Deux Mondes» per cui Albisson scrive le recensioni ha uno stile inconfondibile, una libertà assoluta e non cede alle lusinghe del mercato e alle obbligazioni editoriali. Questo ha permesso a un ampio pubblico di entrare in contatto con libri, autori e titoli che forse non avrebbe mai sentito nominare e che non avrebbe mai avuto occasione di notare. La scelta dei libri da parte del gruppo dei redattori della rivista di rue de Lille, è una scelta libera, dove i libri passano di mano, vengono quasi ascoltati: ovvero, il recensore ascolta qualcosa del proprio desiderio di lettore e si immerge.

Ogni incontro dei redattori è una specie di seminario dice Albisson, che chiosa: «Ciascun libro passava più o meno velocemente di mano in mano, pagine girate, quarte di copertina percorse con rapidità, e in quel momento operava tutto il mistero della decisione e della possibilità di agire. Breve istante del destino: si tiene, si passa».

Libri che “ci trovano” dunque, dove ciascuno è libero di scrivere quel che coglie nella propria lettura, senza doversi inchinare alle esigenze del mercato ma solo a quel desiderio profondo di una nuova conoscenza, di un nuovo incontro che il libro apre e che il recensore trasferisce in scrittura per altri possibili lettori.

Poi, subito dopo quel desiderio appena accennato con pudore, la sorpresa di leggere qualcosa che assomiglia alla mia storia. Il viaggio, il libro, un panorama che fugge dal finestrino del treno. Come!, mi dico, come fa a sapere queste cose… di me! È stato questa emozione forte nel ritrovare pezzi della mia storia raccontati da un autore che ha vissuto la stessa intensità del viaggio e della lettura a decidermi immediatamente e senza alcuna considerazione ulteriore a tradurre Acheminement. Traduzione che, mi auguro davvero di cuore, abbia saputo rispettare il tono così alto e raffinato della scrittura di Albisson.

Viaggiare in treno, possibilmente soli, è una esperienza incomparabile, soprattutto se associata alla solitudine della lettura. Preparare il bagaglio e scegliere i libri che faranno da compagni di viaggio. Non uno, no, ma più libri che durante il viaggio si sfoglieranno, sul quale ci si soffermerà attratti dalla bellezza di una frase o anche di una sola parola in grado di aprire il nostro pensiero, che apre al viaggio nel viaggio esattamente come lo sguardo che si porge al paesaggio che fugge di là dal finestrino, quando l’occhio cattura il dettaglio fuggitivo che colpisce per la sua bellezza, che resta come un’impressione nell’animo. Così, la frase o il paesaggio, diventano scoperte di ciò che non si sapeva e di ciò che non si vedeva.

Chi viaggia solo con l’intenzione di spostarsi per raggiungere, e il più in fretta possibile, un luogo, non potrà mai cogliere l’essenza del viaggio, momento di conoscenza e di scoperta di sé concessa dalla grazia di un libro associata a quella di un paesaggio.

Oppure ci si potrà concentrare su un solo libro la cui lettura accompagna il viaggio, ed è un’esperienza nuova, diversa dalla concentrazione che si ha quando si legge seduti allo scrittoio o in poltrona. Quanti libri letti e anche scritti nei miei viaggi fra Torino e Venezia, Torino e Lione, Torino e Roma, Milano e Genova, Milano e Firenze, Milano e Parigi… O del mio primo viaggio in nave, memorabile, a quindici anni, per raggiungere la Sardegna.

La lettura in treno richiede un’attenzione fluttuante, continuamente interrotta dallo sguardo che coglie un’immagine che scorre veloce, ma non così veloce da non essere colta; interrompe la lettura e il pensiero vaga in altre direzioni. E in questo modo il nostro pensiero resta preso dentro il paesaggio e contemporaneamente dentro il libro, e i pensieri si mischiano, a volte si affastellano dispettosi, ma sempre curiosi nel loro andirivieni fra libro e paesaggio. Ogni viaggio su una stessa tratta rivela di volta in volta dettagli diversi. Accade così anche nella lettura di un libro quando ci si accorge, in una seconda lettura, di non aver colto certe frasi o certe parole: e quanti altri ritrovamenti in letture successive!

Ogni lettura ci mostra non tanto un altro libro quanto un’altra possibilità del nostro pensiero. Di volta in volta, di viaggio in viaggio, di lettura in lettura si può cogliere quel che non si era mai notato, a cui non si era ancora prestata attenzione: quel non ancora considerato che sempre apre, a ogni giro, un pensiero nuovo, una nuova scoperta.

Così Albisson, di pagina in pagina, di libro in libro, ci presta il suo sguardo acuto, il suo tendere all’essenziale, il suo proporci un ascolto che apre al desiderio della lettura.

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