Il cammino. Un dialogo

Paesaggio italiano (Camille Corot)

“Senti le mie scarpe che urtano sulle pietre”.

“Ti seguo, nel buio vedo la tua sagoma. Vedo anche le ombre del bosco”.

“Ci sono lecci e ginepri, tutt’intorno, e anche faggi. Quell’ombra più cupa è forse un castagno”.

“Sì, dev’essere un castagno, dev’essere a questo punto che si entra tra i castagni”.

“Ci sono gufi che ci guardano dagli alberi, volpi che  ci spiano”.

“Ci fosse la luna, vedremmo gli occhi degli animali”.

“Sarebbero scintille, lampi gialli: ne ho visti qualche volta nella notte”.

“Nel bosco c’è tutto quello che non vediamo, che neppure con la luce del giorno vediamo”

“Non è nascosto, è prossimo a noi,  eppure non è visibile”.

“Non appare ai nostri occhi, ma appare agli alberi, non pensi?, appare alla notte”.

“Certo, gli alberi e la notte vedono, le foglie hanno occhi, le stelle hanno occhi. Dovremmo abituarci a guardare con i loro occhi”.

“Pensi che così troveremmo quello che cerchiamo?

“Può darsi”.

“Finora abbiamo cercato nella roccia”

“Nel suo silenzio, nel gelo: ma silenzio e gelo sono ancora nell’apparenza, è udibile il silenzio, il gelo lo si può toccare”.

“Abbiamo cercato nell’acqua”.

“L’onda è impeto, suono, è colore. È la piena del pensiero. Ma è anche la sua perdita, il suo abisso ”.

“Abbiamo cercato nelle luci del tramonto, nelle nuvole rosse”.

“L’apparenza ha uno splendore, anche la sparizione ha uno splendore”.

“Nel buio delle palpebre: quando si chiudono scintillano mondi. È lì forse che dobbiamo cercare?”.

“No, esse conoscono il sonno, lo custodiscono, ma il sonno non sa, corteggia l’oblio, sfiora altre vite, senza veramente conoscerle”.

“Dobbiamo forse cercare nel pianto degli alberi, negli occhi degli animali che guardano il vento?”.

“Ci porterebbero lontano, se li intendessimo, ma la nostra lingua non li può tradurre”.

“ Forse nella cenere, nel vuoto, in quello che scompare?”.

“Lì c’è il senso, forse, di quello che cerchiamo, ma appena lo diciamo è già lingua,  parola consumata”.

“Senti le voci che traversano la notte?”.

“Sì, sento gli uccelli che si rispondono dai rami”.

“Già si sente il suono del torrente”.

“È una voce affannata, tutti gli alberi la sentono”.

“Il sentiero ora lascia il bosco, curva scendendo verso il paese”

“C’è un chiarore, laggiù, arriveremo in paese nella luce del giorno”

“Cercheremo anche nella luce?”

“Anche nella luce il nascosto resta nascosto. Cercheremo anche nella luce”

“Cercare di là dal visibile non è cercare il vuoto, quel che non si può mai decifrare?”

“Forse, ma l’ assillo del cercare è tutto quel che abbiamo”.

“Vedo già il profilo di una nuvola, laggiù, sopra il paese”.

“Vedi come corre, la nuvola! E come si trasforma!”.

“Sembra che voglia dissiparsi, all’arrivo del sole”.

“Siamo già sul sentiero che conduce alla porta del paese”

“Sì, il giorno già mostra, di là dalla porta, il campanile che sovrasta le case, e il cielo, sopra, che ha già perso il suo biancore”.

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