Il primo biografo di Baffone

All’origine l’antistalinismo — da cui in ultimo germoglierà l’anticomunismo moderno, da George Orwell ai «neocon» — è una delle innumerevoli eresie leniniste.

A certificarlo è la prima, importante, e per molti versi mai superata, biografia critica del padre dei popoli, l’uomo che i discepoli più stretti chiamavano «il padrone»: lo Stalin di Boris Souvarine (Adelphi 2003). Stalin esce nel 1935, dopo molte vicissitudini editoriali: l’editore americano, che lo ha commissionato, rifiuta di pubblicarlo per non avere guai con l’ambasciata sovietica, in Francia Gallimard prima lo accetta e poi ci ripensa su consiglio di André Malraux (che all’epoca è un “compagno di strada” del corifeo della scienza, non ancora di De Gaulle). Opera d’un ex segretario dell’Internazionale comunista, il trotzkista Boris Kostantinovic Lifsic, in arte Boris Souvarine, Stalin è un libro interno al campo rivoluzionario, un libro marxista, volendo anche un po’ ingenuo. Stalin vi figura nella parte d’un restauratore del capitalismo e d’un traditore del proletariato socialista. Sono esattamente le stesse accuse che il segretario generale sta lanciando contro i suoi nemici sotto processo a Mosca. Ma Stalin è anche il primo libro in assoluto che renda conto della tragedia sovietica senza annacquarne gli orrori. Per questo è un libro originario, dal quale sono infine rampollati tutti gli altri, su su fino ad Arcipelago Gulag.

Sono i trotzkisti per primi, già all’inizio degli anni venti, a scendere in campo contro Iosif Vissarionovic Dugasvili detto Stalin e i suoi soci d’affari nell’ufficio politico bolscevico, i vari Bucharin e Kamenev e Zinoviev, che all’inizio appoggiano Baffone, convinti che la torta del potere sarà divisa in parti eguali, ma che si ricrederanno in fretta e che alla fine dovranno raggiungere i trotzkisti all’opposizione. Come Trotzky, di cui volevano la rovina, anche loro sono destinati a morire male, liquidati da Stalin e dal suo apparato cannibale di cekisti e di magistrati senza vergogna. All’inizio, del resto, prima di trasformarsi in una guerra per la rigenerazione di tutte le Russie attraverso il genocidio e la distruzione sistematica d’interi popoli e classi, quella di Stalin è soltanto una lotta per il potere tra eredi di Lenin, una sanguinosa ma tradizionale guerra per bande. È per questo che i suoi primi nemici e rivali sono tutti i marxisti e leninisti doc suoi avversari politici al vertice della nomenklatura. Gli vogliono soffiare il controllo della Cupola rivoluzionaria e Stalin non ci sta. Di qui le campagne di rettifica, poi le persecuzioni e le purghe, infine i plotoni d’esecuzione. Di qui anche le prime denunce pubbliche del regime stalinista di terrore, le scissioni dei partiti comunisti extrasovietici, i gruppuscoli militanti del comunismo di sinistra votati all’antistalinismo puro e duro, a cominciare dalla Quarta Internazionale trotzkista. Di qui anche la lenta ma inarrestabile deriva del comunismo di sinistra verso l’anticomunismo.

Nato a Kiev nel 1895, Souvarin visse sempre a Parigi, dove suo padre era emigrato all’inizio del secolo. Tra i fondatori del partito comunista francese, amico dei principali capi bolscevichi che avevano trascorso anni d’esilio in Europa, a metà degli anni venti trascorse qualche tempo a Mosca, dove occupò un importante posto a tavola alla mensa della nomenklatura comunista. In URSS vide le streghe dell’oppressione e del delirio classista, un trauma che lo segnò per sempre. Militò per qualche tempo nei gruppuscoli del comunismo di sinistra, insieme ad altri transfughi della rivoluzione internazionale, poi si dedicò molto più assennatamente allo studio della rivoluzione bolscevica e delle sue derive apocalittiche. Studiò Stalin e la sua epopea dall’interno. Entrò nei pensieri dell’autocrate come un telepate da romanzo di fantascienza. Anche se continuò a difendere, fino all’ultimo, la versione leninista del marxismo e la memoria del padre fondatore, fu proprio la sua conoscenza del leninismo a permettergli di capire Stalin e la società dantesca, irredimibile, che gli cresceva intorno. Morì nel 1984.

Sembra che in Russia, alla fine degli anni trenta, circolasse una copia tradotta del suo libro. Era proprietà personale di Stalin. Del traduttore si dice che fu liquidato con un colpo alla nuca nei sotterranei della Lubianka.